Sono una che ama avere il controllo di tutto, su tutto. No controllo? Vado in tilt.
Mi capita con qualsiasi cosa, in qualsiasi aspetto della vita. Dal lavoro, alle relazioni, al cibo.
Sono un’abitudinaria, con l’amore viscerale per l’oltre. Amo superare i limiti che da maniaca del controllo mi impongo. Mi violento, ma guardare l’ostacolo dietro di me, mi eccita terribilmente. Ero una che faceva smorfiette di soddisfazione, le facevo da buona secchiona che sedeva, alle elementari, accanto alla maestra. Oggi me le faccio da sola, quando penso che una cosa proprio non sarei stata in grado di farla.
Mi capita con qualsiasi cosa, in qualsiasi aspetto della vita. Dal lavoro, alle relazioni, al cibo.
Il cibo. Amo il cibo. Amo toccarlo, guardarlo, respirarlo. Amo trascorrere il mio tempo cucinando, sfogliando libri o riviste, immaginando che, prima o poi, me lo aprirò un ristorante tutto mio.
Mangiare mi fa paura e mi attrae allo stesso tempo.
Sono stata una bambina viziata, da bambina. Nonostante sporadici episodi in cui non potevo alzarmi da tavola senza aver terminato l’insalata di polpo, pena ritrovarmelo davanti, al pasto successivo. Fino all’anno scorso, non mangiavo verdure, pesce, molti tipi e tagli di carne. Non mangiavo crudo. Non perché non mi piacessero, semplicemente, perché non li avevo mai assaggiati. Ero quella del menù baby, ai matrimoni, con la pasta al sugo e la cotoletta alla milanese corredata di fettina di limone e patatine fiammifero congelate (con l’odiato asterisco, nella migliore delle ipotesi). Ero quella che il ristorante sì, ma solo carne. Ero quella che a cena a La Pergola, al povero Heinz ho fatto cucinare una pasta con olio crudo.
Poi la rivoluzione, ho iniziato con carne cruda, per poi passare al salmone (il tonno, no ti prego, una mia amica mi ha detto non potrebbe piacermi mai), per poi passare un po’ a tutto il pesce, tralasciando frutti di mare, ricci e pochi altri, e concludere con le verdure, che ho imparato anche a capare, trattare e cucinare, pur senza l’aiuto da casa. Oggi son davvero poche le cose che non mangio, anche se il pesce mi mette sempre un po’ di inquietudine addosso.
E il pesce, maledetto, non manca mai, quando ami quello che amo io.
E così cene a mano libera passate con l’ansia del piatto successivo.
Stasera, siamo a cena da Roy Caceres – seppure lui, dal suo account Instagram, pare essere in Colombia, maledizione. E Roy cucina a mano libera, 10 portate di brivido.
Ho visto anguilla, ostriche e lumache. Tutte loro fanno parte della categoria “scusate, non me la sento”.
Conosco a memoria i piatti scritti sul menù, A MEMORIA, da buona maniaca del controllo, ma quali selezionerà per noi la fantasia di Roy, che direttamente dalla Colombia, cucinerà per noi il menù Expresion X10?!
Eccitazione e ansia. Croce e delizia.
E qui il menù è pure in italiano, pensate, quando saremo a Barcellona, l’estremo imbarazzo del 22 sera di gennaio, vigilia del mio compleanno, quando ho scelto di andare a mangiare da Jordi Herrera, sulla base di un menù in catalano e questa foto, che mi pareva lardo, e pensa, invece, se è carpaccio di pesce spada. Mi diludi, Jordi. Alla vigilia del mio compleanno. No se puede.
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